Il campo franco
L’opportunità di accorgersi, riconoscere, integrare
Nella pratica della biodinamica craniosacrale è fondamentale aprire lo spazio affinché quell’Intelligenza, con la I maiuscola, possa fare il lavoro. Ma c’è dell’altro…
Durante una relazione terapeutica diventiamo testimoni di un processo di guarigione.
Sono momenti molto potenti questi. Esemplificando possiamo ricollocare questi momenti in una relazione di altro tipo, con un vicino di casa, con tuo marito o moglie, compagno/a, con tua madre o padre, eccetera.
Lo spazio di relazione, in questi casi, ha molto a che fare con l’ascolto autentico, non tanto l’ascolto con il senso dell’udito, ma un ascolto corporale, corale e sentito nel corpo. Quest’ultimo, da sempre ed in ogni istante, è avviluppato e sostenuto dallo spazio circostante. Ecco, questo spazio è sempre presente e partecipa a tutti i tipi di relazione che si mettono in atto di volta in volta.
E’ uno spazio sacro, di per se è campo, il quale, permeando se stesso, permea anche i corpi, le persone in esso ospitate. In questo spazio o campo si percepisce la continua volontà di ridurre le differenze di “massa”, smussando emergenti distonie. E’ in atto un cambiamento olistico: è un momento magico!
Percependo e accogliendo tutto ciò, non sempre lo spazio si distende e si amplifica rendendo tutto simile. Lo spazio a volte lo possiamo percepire piccolino, un po’ stretto, timido, stanco, non sufficiente per far riposare (posare di nuovo) la persona distesa al lettino.
Anche noi abbiamo le nostre storie, i nostri problemi, i nostri limiti. Ecco che qui arriva, quello che chiamo, il Campo Franco. Sembra un po’ uno scherzo questo nomignolo, ma è l’esatto opposto.
Qui l’operatore o terapeuta o testimone ha l’opportunità di accorgersi di questo suo stato, di riconoscerlo e di integrarlo con tutta la comprensione e compassione che in quel momento è in grado di offrire a se stesso. Questo accorgersi con delicata franchezza può sbaragliare il campo. Insomma, come dice un maestro a me molto caro, Frank Ostaseski….
Riconoscere è massima intimità…
… e da qui ci si accorgerà che il campo o se vuoi lo spazio, pur essendo piccolino, in verità è colmo e grande di franchezza e autenticità, quella con se stessi.
Vedersi, riconoscersi, accogliersi. Lì, con estrema intimità, il campo si qualifica avvicinando a sé spazi e condizioni fino a poco tempo prima sconosciuti e alquanto esotici.
paolo