Anatomia di una sessione: il punto fermo
Racconto di una sessione dove cedere significa accedere
Giulia per la prima volta approccia alla biodinamica craniosacrale, stimolata dal fatto che vuol guarire da tutte le sue magagne…
Instauriamo, così, un breve colloquio con l’obiettivo di ricalibrare, soprattutto, la definizione di stare in salute. In seguito, da seduta sulla sedia, instauriamo un primo rapporto con l’anatomia sentita nel suo corpo. Poi, quando il momento è diventato propizio e arricchito da una precisa e dichiarata sensazione di risorsa nel corpo, la invito a distendersi sul lettino.
Il tocco
Dopo un mio ulteriore assestamento, prendo contatto con i piedi di Giulia, percependo la rinnovata qualità della Respirazione Primaria nel grande campo di consapevolezza che ci accoglie.
Accolgo un fievole movimento di assestamento dei tessuti, attendo paziente anche in me; dedico attenzione allo spazio di accoglimento e la re-invito a depositarsi in un metaforico ambiente marino, facendosi lambire tutto il perimetro del corpo. Il mare è vasto.
Emerge l’intenzione
La marea fluida s’invigorisce, ma all’apice della linea mediana di Giulia avverto un senso di timidezza rispetto al resto.
Eccomi ad accogliere con il tocco le vertebre cervicali, promuovendo spazio tra loro e dentro loro. C’è immediata risposta, anzi, sembrano voraci di spazio e glielo offro.
Giulia respira profondamente, il campo vibra di vita.
Salgo e mi avvicino in zona epistrofeo/atlante promuovendo sempre spazio, contatto anche le mie vertebre e pure a loro promuovo dilatazione (cosa che poi si propagherà a tutto lo spazio specie posteriore).
Nel frattempo, verbalmente, comunico a Giulia di provare a sentire se le sue spalle e collo hanno la voglia di dilatarsi ed espandersi per potersi radicare nello spazio attorno: faccio ciò per approfondire il campo.
Ecco che lentamente acquista maggior distensione.
Cedere, accedere
Con le vertebre appagate, dopo numerosi assestamenti, decido di prendere contatto con l’occipite.
Da qui Giulia mi comunica di sentire una piacevole sensazione di centralità, di linea centrale; infatti, già questo si percepiva all’atlante/epistrofeo. Suggerisco di prendersi tutto il tempo per godersi questa rinnovata risorsa.
Nel frattempo la mia vivace linea mediana e la sua, le sentivo in collaborazione. Passa poco tempo ed ecco che l’ambiente muta perdendo di raffinatezza, lei mi comunica che è stanca e ha voglia di sgranchirsi.
Le comunico che potrebbe essere una bella occasione per promuovere una rinnovata qualità di resa. Giulia cede a se stessa e aderisce al processo. E’ un grande passo!
Il punto fermo
Lentamente si ri-depone e questa volta ancor più profondamente… la percepisco come una fiduciosa medusa sospesa nell’oceano, priva di ogni controllo. Tutto attorno cambia.
Lo spazio rinnovato ed edificante, proteso al presente, come se ci fossimo approfonditi di cinque scalini (fluidi) in un botto solo! Una ritmica rinasce, la qualità è di un solfeggio che non tarda a rallentare ancor più promuovendo morbidamente uno splendido stillpoint.
Sono meravigliato e grato.
Promuovo anche in me uno stillpoint e il tempo si ferma. Essere e stare in questa qualità.
Daniela ha un corpo più vivo e meno etereo come se si fosse rimpolpata. Sento maggior fluidità generale e me ne rallegro.
Per ora può bastare. Ora, lasciamo che Giulia abbia tutto il tempo per metabolizzare ed incarnare l’esperienza vissuta in questa sessione.
Grato all’Intelligenza.
Tutto ciò a Foundations 2